Piccoli esercizi di “buono intenzionale”

Piccoli esercizi di “buono intenzionale”

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Viviamo tempi difficili, costantemente esposti a notizie preoccupanti, informazioni allarmanti e tensioni interpersonali. Ora più che mai è importante allenarsi al “buono intenzionale” e ri-abituare la nostra osservazione e il nostro cervello a riconoscere ciò che va bene per noi.

Siamo abituati ad imparare più dalle esperienze negative che da quelle positive. Poniamo molta più attenzione nel determinare l’errore che nel capire come qualcosa possa essere andato bene. È il nostro cervello primitivo che ci guida in questo senso: quando eravamo l’animale più debole della foresta, concentrarsi sul riconoscimento dei pericoli era essenziale per sopravvivere. Era però anche costante fonte di stress, perché costringeva i nostri antenati a vivere in costante modalità “attacco e fuga”.

È solo quando le cose vanno male che ci rendiamo conto che, anche con le migliori intenzioni e la migliore preparazione, ci sono inevitabilmente fattori che sfuggono al nostro controllo e che possono determinare il fallimento di un’impresa. E quando le cose vanno bene? Il più delle volte ci limitiamo a darci una metaforica pacca sulla spalla e passiamo oltre. Come se dovesse essere la norma.

I fattori amici

In questo modo però tendiamo a non prestare attenzione ai “fattori amici” ovvero a quelle circostanze, ma anche a quelle abilità che ci hanno consentito di ottenere un risultato positivo.

Se avete già segnato sul vostro Calendiario degli eventi che vi hanno portati a sentirvi soddisfatti del risultato, l’invito è quello di prendervi un po’ di tempo per rivedere e rivivere quei momenti, osservando con attenzione e senza giudizio, come abbiamo visto nello scorso post.

Se non l’avete ancora fatto, potete dedicarvi, per le prossime due settimane, alle attività che vi propongo. Entrambe possono essere realizzate da soli, con il vostro partner o con i vostri ragazzi, con un collega o con un amico e potete perfino farlo via telefono, messenger o social.

credere in se stessi è essenziale per il benessere

Allenarsi al “buono intenzionale”

Si tratta di allenamenti al “buono intenzionale”, ovvero di andare intenzionalmente a cercare e, se possibile, provocare, momenti di soddisfazione, di riuscita, di azione positiva così da poterne osservare le dinamiche e i processi per poterli poi replicare.

A cosa serve l’allenamento al bene intenzionale? Innanzitutto a sentirsi bene mentre lo si fa e poi ad abituare il proprio cervello a riconoscere le sequenze positive, così da spingerci, anche quando siamo distratti, verso ciò che ci farà nuovamente sentire soddisfatti.
Come tutti gli allenamenti, non ci saranno risultati magici, ma la ripetizione crea l’abitudine e l’abitudine crea un comportamento prevalente.

3 cose buone.

L’esercizio è molto semplice: pensare a “tre cose buone che ti sono successe oggi”. Ognuno dovrà preparare le 3 cose buone per poi condividerle a fine giornata.
Come aiutarsi e aiutare i ragazzi a identificare le cose buone?

Fase 1: Attenzione

Se hai difficoltà a focalizzare l’attenzione su esperienze positive, puoi provare ad identificare situazioni in cui hai fatto del tuo meglio, superato una difficoltà, aiutato un amico, un collega o un familiare oppure fatto bene qualcosa che riguardi il lavoro, lo studio, la cura della casa o magari la preparazione dei pasti. Alcuni esempi:

“Pensa a quando hai lavorato o studiato oggi”
“Pensa a quando hai aiutato un amico, un collega o un familiare oggi”
“Pensa a quando hai fatto qualcosa di carino per qualcuno o qualcuno ha fatto qualcosa di carino per te”
“Pensa a quando hai fatto del tuo meglio in qualcosa oggi”
“Pensa a qualcosa che hai fatto e che ti ha fatto sentire davvero bene con te stesso”
“Pensa a una situazione difficile che alla fine ha funzionato bene”

Fase 2: spiegazione

Poi prova a scrivere cosa hai fatto in ciascuna circostanza e che ha contribuito alla sua buona riuscita, quali fattori ne hanno determinato la “bontà”. Ancora una volta alcuni suggerimenti:

“Come hai fatto?”
“Che cosa hai fatto esattamente?”
“Come sei riuscito a farlo? “
“Come hai fatto a farlo accadere?”
“Che cosa hai fatto per farlo accadere?”
“Chi o cosa ti hanno eventualmente aiutato o ispirato?”

Scrivere è importante, aiuta la riflessione. Alla fine delle 2 settimane sarà utile rileggere tutte le spiegazioni per trovare i vostri personali “fattori scatenanti di soddisfazione”

Fase 3: condivisione

Condividere le cose positive è importante. Con familiari e amici crea un momento di rinforzo positivo: sono soddisfatto di me e vedo la tua soddisfazione per il mio risultato. Questo aiuta a ricordarsi dell’evento e incoraggia a concentrarsi sul perché sia ​​accaduta la cosa buona e a rafforzare il pensiero positivo.

momenti felici

I nostri migliori momenti

La seconda attività richiede un po’ più di tempo ed è sicuramente più piacevole se fatta con qualcuno a cui siamo legati.
Tutti abbiamo centinaia se non migliaia di foto abbandonate, negli anni, in cartelle sepolte nei nostri telefoni e nei nostri hard disk. 

Bene, è giunto il momento di sfidarsi a ritrovare la foto di quel momento fantastico, di quella gita o di quel viaggio in cui vi siete divertiti, di quella volta che siete arrivati, non sapete bene nemmeno voi come, in cima a quella montagna, di quella cena, di quella volta che…..
Non basta scorrere le foto e sceglierne una, occorre anche raccontare cosa è successo e perché proprio quella foto tra migliaia di altre.
Potete farlo insieme davanti al pc e crearvi un piccolo album dei “best of” oppure crearvi un challenge social con il gruppo degli amici più cari.
Sarà un gioco divertente anche per i ragazzi che sono a casa da scuola e potranno sfidarsi, idealmente con una foto al giorno, nel gruppo di classe, a ricordare quei momenti che li hanno resi gruppo o li hanno aiutati a superare degli ostacoli.