Prendersi cura di sé
Lo dicono tutti: prendersi cura di sé è essenziale per il proprio benessere. Dall’amica che “ti vedo stanca, cara: fai una pausa, bisogna prendersi cura di sé”, agli studiosi internazionali nelle conferenze TED (sottotitoli in italiano), prendersi cura di sé is the new black. La cura di sé è più di un mantra, ormai, che infarcisce qualsiasi articolo è un dovere, un obbligo.
Questo martello, come tutti i martelli, alla fine genera più ansia e stress che benessere: ci creiamo “pause” in cui continuiamo a sentirci colpevoli per essere venuti meno a questo o a quel dovere, per aver rifiutato una richiesta o un invito e finisce che rimuginiamo su come avremmo potuto impiegare meglio quel tempo. Perché la realtà è questa: è difficile prendersi cura di sé perché è difficile avere del tempo per sé. Specialmente se ci si deve prendere cura dei familiari o se i lunghi orari di lavoro non aiutano. Siamo, chi più chi meno, vittime di un concetto errato di produttività, in cui esiste una correlazione diretta tra tempo dedicato ad una attività e risultato.
Produttività e improduttività
In un certo senso è vero: più ci alleniamo, più diventiamo bravi. Ma è anche vero che troppa attenzione ai dettagli rischia di assorbire così tante energie da rendere paradossalmente difficile mantenere la visione d’insieme, la direzione. È come quando si guarda una foglia molto da vicino: se la guardiamo con una lente d’ingrandimento, ci apparirà come un insieme di nervature e superfici lisce, se utilizziamo un microscopio spariranno anche le nervature e ci ritroveremo a guardare un tappeto di cellule. Se stiamo abbastanza a lungo ad osservare questo tappeto ci dimenticheremo perfino di che forma abbia la foglia. Per poter essere veramente produttivi ogni tanto bisogna staccarsi dal microscopio per mantenere chiaro in mente che quel che si sta guardando è una foglia.
Prendersi cura di sé è proprio questo: fermarsi e riprendere le distanze dal tran tran quotidiano, concentrandosi su altro, per riguadagnare una prospettiva più chiara e nuove energie.
Essere epicurei
Il primo a fare della cura di sé una filosofia è stato Epicuro.
Ma contrariamente alla mitologia sulle gozzoviglie dei suoi seguaci, Epicuro
raccomandava una vita semplice e l’attenzione alle piccole cose come chiave per
la felicità. Perseguire il proprio benessere e la propria felicità è per molte
persone una cosa difficile da mettere in pratica per il senso di colpa e la
sensazione di essere egoisti che l’accompagna.
Una analogia che trovo molto adatta a spiegare perché invece sia importante
essere epicurei è quella delle norme di sicurezza dell’aereo. Se avete mai
effettuato un viaggio in aereo sapete che le istruzioni riguardo l’uso delle
maschere d’ossigeno in caso di necessità recitino chiaramente di indossare
immediatamente la propria maschera e solo dopo aiutare chi ci sta vicino, anche
se si tratta dei nostri bambini. Credo che ogni genitore abbia una fitta al
cuore al pensiero di non occuparsi innanzitutto del benessere dei propri figli.
Ma l’operazione di allacciarsi la maschera non richiede che pochissimi secondi
e mette l’adulto in condizione di non rischiare di avere mancamenti nel momento
in cui si dedica a proteggere i ragazzi.
Bisogna stare bene per poter dare effettivo sostegno a qualcun altro. Bisogna
essere un po’ epicurei, dedicarsi qualche piccola felicità per essere positivi
ed efficaci quando c’è bisogno di darsi da fare.
Come cominciare a prendersi cura di sé?
Sii il tuo migliore amico. Prendersi tempo per sé non vuol dire “ho fallito, non ce la faccio a fare tutto”, significa predicare bene e razzolare allo stesso modo. Non suggerireste mai a qualcuno di non dormire e non mangiare. Allo stesso modo del nostro corpo, anche il nostro spirito e il nostro cervello hanno bisogno di nutrimento per funzionare bene. Quindi, quando sei nel dubbio di fronte ad una scelta domandati: cosa raccomanderei alla mia migliore amica? Mi sto comportando come un amico nei miei confronti?
La cura si impara. Se non ti alleni a prenderti cura di te, come tutte le cose, anche questa ti sembrerà difficile.
Dove c’è gusto non c’è perdenza. Me l’ha insegnato Donatella, una mia amica di Cosenza: se scegli qualcosa che veramente ti piace, anche se le cose non andranno come avresti voluto, avrai comunque guadagnato del tempo soddisfacente. Questo proverbio è anche un utile campanello d’allarme. Se non c’è più gusto, forse quella cosa non la stai più facendo per te ed è arrivato il momento di riflettere su cosa ti sta dando e sul perché vuoi continuare a farlo. Prendersi tempo per sé non può diventare un dovere.
Datti un tempo preciso. Decidi prima che cosa vorrai fare: quindi quel tempo ti potrai concentrare solo sul raggiungere il tuo obiettivo, che sia un sonnellino o leggere una rivista o imparare una lingua. Se crei uno spazio predefinito sarà più facile farlo accettare alla tua famiglia “ci rivediamo fra 30 minuti” e a te stesso “mi prendo solo 30 minuti”
Quel tempo è tuo, te lo sei guadagnato. Anche se magari oggi non sai bene perché.