Attenzione e consapevolezza.

Attenzione e consapevolezza.

L'ascolto attivo si pratica con tutti i sensi

Questa volta parliamo di quel che sta alla base della consapevolezza e che abbiamo iniziato ad allenare con lo scorso post, ovvero l’attenzione.

Com’è andata con la “meditazione del chicco di uva passa”? Qualcuno ci ha provato? Vi è piaciuta? Spero di sì. Lo scopo di questo allenamento non è quello di raggiungere uno stato di illuminazione trascendentale, ma di attivare i processi di attenzione che ci consentono di non perdere elementi e quindi di rendere più efficienti i processi di osservazione. Ci allena infatti al cosiddetto “ascolto attivo”, così definito dallo psicologo Carl Rogers e diventato uno degli elementi fondamentali del coaching, così come di altre professioni.

L’ascolto attivo

La “meditazione del chicco di uva passa” è strutturata in questo modo per permettere di allenare non solo l’ascolto profondo e quindi di percepire molti stimoli, ma anche l’ascolto senza giudizio. Il cosiddetto “ascolto attivo” (active listening in inglese) si basa appunto sulla combinazione di entrambe queste componenti: la percezione di quanti più elementi possibile senza interferenze di giudizi o opinioni.

L’ascolto attivo, come avete visto non riguarda solo gli elementi dell’oggetto osservato, ma anche il sentire dell’osservatore stesso, le sue percezioni e emozioni.

l'ascolto attivo è ascoltare senza pregiudizio e con attenzione con le orecchie di un bambino

La sospensione del giudizio

La parte più difficile, a mio parere, quella che richiede più allenamento, è proprio l’osservazione senza giudizio. La cosiddetta sospensione del giudizio non ci viene naturale perché nel quotidiano dobbiamo prendere sempre decisioni rapide, quindi il giudizio automatico è necessario per non rimanere paralizzati.

A volte però il giudizio automatico ci costringe a ripetere le stesse azioni nello stesso modo e a trarre le stesse conclusioni, ignorando i segnali diversi

L’allenamento all’osservazione di qualcosa che normalmente riveste scarsa importanza per le persone e quindi, nella maggior parte dei casi, non attiva ricordi, desideri o aspirazioni come il chicco di uva passa è ovviamente più semplice. Attivare l’ascolto senza giudizio in un momento di crisi, come ad esempio durante un litigio, è decisamente più difficile. L’allenamento all’ascolto attivo, però, può consentire di avvertire i segnali dell’inizio della crisi e di affrontare la situazione con maggiore calma. Insomma, funziona il filo interdentale: cerca di prevenire i danni al lavoro del tuo dentista. Se lo usi costantemente, la scienza ci dice che si può vedere il dentista meno frequentemente, ma è noto che da solo non basta.

L’attenzione

La consapevolezza non è altro che attenzione, attenzione a tutti gli elementi, anche quelli che diamo per scontati. Ad esempio, allenandomi all’osservazione attenta dei miei gesti durante le pulizie del bagno (i gesti ripetitivi delle pulizie sono formidabili per me per stimolare la riflessione), ho scoperto di utilizzare maggiormente la sinistra della destra. Da lì ho provato ad utilizzare la sinistra per fare altre cose e questo mi ha portata a individuare, per alcune attività, dove sono le difficoltà di apprendimento. Ricordarmi così chiaramente la difficoltà della prima volta mi ha consentito di essere più paziente e anche più utile per i ragazzi, aiutandoli meglio ad individuare i loro nodi nel fare alcune cose e a trovare il loro modo per scioglierli.

Riuscire a fermarsi e osservare con i ritmi quotidiani è tutt’altro che semplice, ma qui torniamo alla centralità del tema del tempo. Per quello, personalmente, ottimizzo con l’attenzione durante le pulizie (che, detto tra noi, mi consente anche di superare la tortale assenza in me di un istinto da massaia, che nella mia testa risuona come un “ma sì, proprio foste per viver come bruti, tra polvere e camicie spiegazzate!”).

svolgere mansioni semplici che non ci piacciono come le pulizie con attenzione aiuta a sviluppare l'ascolto senza giudizio

Le distrazioni dell’attenzione: i bias cognitivi

Un altro affascinate tema correlato all’attenzione è quello dei bias cognitivi. Il bias cognitivo non è altro che un pre-giudizio che funziona come un filtro e ci fa registrare solo una parte di ciò che stiamo percependo. Una sorta di mascherina di carnevale, di quelle di cartone con gli occhi ritagliati, che ci toglie una parte di visione periferica. Ne trovate alcuni tipi descritti in questo scorrevole articolo di Annamaria Testa, ma ognuno di noi portà individuare i suoi personali filtri, come quello di Eddie, interpretato da Ron Howard bambino, rispetto agli occhi delle donne.  Purtroppo ho trovato il video solo in inglese, ma forse qualcuno di voi avrà visto il film in cui un ragazzino di 8 anni cerca di trovare, dopo la morte della madre, una compagna adatta per suo padre, scartando a priori le donne “con gli occhi stretti” (skinny eyes, in inglese) perché nei fumetti le donne cattive hanno sempre gli occhi stretti.

Come funziona l’attenzione?

Esistono diversi tipi di attenzione: attenzione selettiva, attenzione sostenuta, attenzione divisa, attenzione alternata. L’attenzione selettiva è tipica della concentrazione e si mette in atto quando dobbiamo eseguire un compito particolarmente impegnativo o piacevole o quando vogliamo memorizzare qualcosa. L’attenzione sostenuta si attiva quando siamo in attesa, del via ad una gara sportiva o del verde ad un semaforo. La maggior parte delle volte la nostra attenzione non è però focalizzata, ma divisa o addirittura alternata. È divisa quando facciamo due cose contemporaneamente, come me in questo momento, che sto muovendo le dita sulla tastiera per scrivere questo post e contemporaneamente sto pensando alle parole da usare. In molti casi l’attenzione divisa è addirittura alternata e quindi riusciamo a percepire solo una parte di ciò che accade intorno a noi, come succede in questo famoso video che fa parte dell’esperimento realizzato da Chabris e Simons mentre entrambi lavorano alla Harvard University.

Test sull’attenzione selettiva di Chabris e Simmons (1999)

Se volete riprovarci, guardate anche questo altro video.

Altrettanto difficile è non farsi distrarre da stimoli contraddittori e superare l’effetto Stroop. Facciamo una prova. Provate a nominare, il più velocemente possibile, il colore delle parole scritte qui di seguito (mi scuso con chi ha difficoltà con i colori, ma l’esperimento è strutturato su questi due stimoli).

Rosso

Giallo

Verde

Blu

Rosso

Giallo

Verde

Blu

Perché allenarsi all’attenzione?

I primi colori sono stati più veloci da pronunciare, vero? Ovvio, non c’erano messaggi contrastanti, le lettere e i colori ci dicevano la stessa cosa.
Molto spesso anche le nostre percezioni delle cose sono aggrovigliate e contrastanti. Allenarsi a dipanare queste matasse e a farne gomitoli un po’ più ordinati è il primo passo per poter individuare nuovi percorsi e creare nuove mappe.

Per questa fine di febbraio vogliamo provare ad applicare l’osservazione e l’attenzione attiva all’ambito lavorativo o scolastico? Non solo a ciò che succede intorno a noi, ma anche a cose ne percepiamo, un po’ come abbiamo fatto con l’uva passa.
Buone scoperte!